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Bivona

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Bivona
Nel cuore dei Monti Sicani, alle pendici del Monte delle Rose nella provincia di Agrigento sorge Bivona. Centro agricolo, amministrativo e culturale, nell’alta valle del fiume Magazzolo.

Descrizione

Nel cuore dei Monti Sicani, alle pendici del Monte delle Rose nella provincia di Agrigento sorge Bivona, un piccolo paese montano a 503 m.s.l.m. Centro agricolo, amministrativo e culturale, nell’alta valle del fiume Magazzolo. Durante i secoli XV e XVI fu uno dei maggiori centri feudali della Sicilia e il primo a essere elevato a ducato ad opera di Carlo V nel 1554. Nel corso dei secoli successivi rimase un importante centro politico-amministrativo e religioso, a testimonianza di ciò, possiede un invidiabile patrimonio storico artistico.

Il territorio di Bivona è molto ricco di boschi in cui notevole è la presenza di erbe aromatiche commestibili e officinali. Il paese è attraversato dal fiume Magazzolo e dal fiume Alba, che fine al 1847, anno in cui fu costruita la via Lorenzo Panepinto, scorreva all’aperto.

Anche l’artigianato occupa un posto di rilievo. Affermata è infatti la produzione di mobili, sculture e oggetti in legno, manufatti in ferro battuto e lavorazioni in marmo. Famosa è ormai la Sedia di Bivona.

Molti artisti sono nati, cresciuti o hanno vissuto a Bivona, tra questi ricordiamo: Giuseppe Salerno meglio conosciuto come “Lo Zoppo di Ganci” che operò a Bivona e che conserva due tele all’interno di due chiese. Il poeta siciliano Antonio Veneziano, il pittore Mastro Venetiano Sergenti che dipinse un pregiatissimo quadro nel Cinquecento, raffigurante la crocefissione del cristo con i ladroni, e il più recente Carmelo Cammarata, scultore bivonese, le cui opere sono esposte all’interno della casa abitativa adesso allestita a museo.

Bivona vanta uno dei culti più antichi del territorio siciliano su Santa Rosalia che risale al 1375, quando la Sicilia fu colpita da una grave ondata di pestilenza. In quel periodo Santa Rosalia apparve ad una vergine di Bivona sopra un sasso, assicurando che se essi avessero costruito una chiesa in Suo onore, proprio su quello stesso punto, la peste sarebbe miracolosamente cessata. Nel 1648, in seguito a delle visioni, Suor Maria Roccaforte (suora bivonese nata nel 1597 e morta nel 1648) raccontò al padre gesuita Francesco Sparacino che Santa Rosalia le narrò la propria vita raccontando che, dopo aver trascorso sette anni di eremitaggio nella grotta della Quisquina, essendo stata scoperta da alcuni boscaioli del luogo, si spostò a Bivona che faceva, come la Quisquina, parte dei possedimenti del padre. Visse nei pressi del fiume Alba, lo stesso che scorre nel sottosuolo di Bivona, nascosta in una grotta interna coperta da un bosco di querce. Ora di quel bosco è rimasto solamente un ceppo di quercia che è conservato in una botola della chiesa dove la Santa sostava in preghiera e trovava rifugio.

Il Fercolo e la Statua di Santa Rosalia di Bivona risalgono al 1601, opera unica in Sicilia, fu scolpita dal sac. Ruggero Valenti, uomo ricco di vizi e appassionato giocatore di carte, che dal conte Pietro De Luna, per un certo periodo fu rinchiuso in carcere. In seguito, avendo ucciso “a causa di vendetta” Pietro Venusto, Rettore dei Padri Gesuiti, che gli rimproverava la sua condotta, fuggi da Bivona e fu dichiarato “nemico della patria”. Ottenuto il perdono e sotto la protezione degli stessi Padri Gesuiti, egli cambio vita. Nel 1601 scolpì la statua e il fercolo riccamente intarsiato e rivestito in oro zecchino. Dalla volta del fercolo pendono 12 campanellini in argento. Anche la statua è riccamente rivestita in oro zecchino ed è stata restaurata nel 1983 su interesse dell’allora parroco Giuseppe Castellano. Il fercolo e la Santa vengono portati in processione il 4 settembre da venti uomini.

Bivona è inoltre ricca di resti di architettura storica come il bellissimo Portale Gotico Chiaramontano del XIII sec, esempio di arte gotica-chiaramontana, e di bellissime chiese tra le quali la Chiesa Mater Salvatoris ex collegio dei gesuiti, il primo in Italia ad essere fondato dai gesuiti in un piccolo paese del XVI sec, che conserva un prezioso crocefisso ligneo scolpito da Francesco Trina, scultore veneziano che operò a Palermo, a San Martino Delle Scale e a Bivona. All’interno della Chiesa troviamo anche un fonte battesimale risalente al XIII sec, la Madonna della Candelora (XV sec) del famoso scultore Domenico Gagini, il Paliotto d’altare del 1852 di seta ricamata in oro,la tela di Filippo Randazzo (soprannominato il monocolo di Nicosia perché cieco da un occhio) e la Madonna del Lume. Molto importante per il paese è anche la suggestiva Chiesa del Carmine all’interno della quale possiamo osservare la bellissima tela “Madonna col bambino e Sant’Anna” del XVII sec in cui Giuseppe Salerno, meglio conosciuto come lo Zoppo di Ganci, si auto ritrasse nel viso di Sant’Anna. Un’altra tela dello stesso autore è conservata nella Chiesa del convento dei Frati Cappuccini. Ma il paese di Bivona conserva altre tantissime opere come: Il Palazzo Marchese Greco del XVIII sec, in stile tardo barocco, la bellissima fontana di li mezzi aranci o cannulicchia, la fontana di li ferri, che conserva un antico lavatoio e una fontana di epoca fascista.

Ma la peculiarità del paese è la coltivazione della pesca a pasta bianca a cui viene reso onore per la “Sagra della PescaBivona” ormai con riconoscenza del marchio I.G.P. Essa costituisce uno dei principali prodotti dell’economia locale a cui seguono gli uliveti, mandorleti, agrumeti e vigneti. La sagra della pesca viene svolta ogni anno nella seconda metà di Agosto.

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